Il contesto socio-politico in cui ci troviamo è a tal punto deteriorato che la gente non ha più fiducia e non immagina neppure che c’è una soluzione a portata di mano alla crisi economica che porta con sé anche una crisi più profonda, di malessere individuale e connesso scadimento anche delle relazioni interpersonali, l’insorgere di sofferenza, senso di incomprensione, rabbia, violenza. Inoltre, tra la depressione e la povertà si crea un circolo vizioso difficile da spezzare.
Ma le soluzioni ci sarebbero e il REDDITO DI BASE INCONDIZIONATO è tra le proposte prioritarie.
“Il relatore speciale sulla povertà estrema e i diritti umani, Olivier De Schutter, identifica i meccanismi che espongono le persone in condizioni di povertà a un rischio maggiore di condizioni di salute mentale ed esamina come, nonostante la straordinaria capacità di recupero di molte persone in condizioni di povertà, la salute mentale possa a sua volta aggravare la povertà estrema.
Invita gli Stati a passare da un approccio biomedico alla salute mentale, che la tratta come un problema dell’individuo, a un approccio che affronti anche i temi sociali causa spesso di povertà. Inoltre, per affrontare l’emergere in tutti i paesi di problemi legati alla depressione e all’ansia, si dovrebbe fare di più per combattere la povertà e la disuguaglianza e affrontare l’insicurezza economica, come maggiori cause legate proprio alle problematiche della salute mentale.
Oltre a incrementare gli investimenti nell’assistenza sanitaria mentale, il relatore individua la necessità di affrontare i rischi psicosociali causati dalla precarizzazione del lavoro, rafforzare la protezione sociale, introdurre un reddito di base incondizionato, facilitare l’accesso a spazi verdi che consentano di riconnettersi alla natura, come interventi prioritari. I circoli viziosi che collegano la povertà ai problemi di salute mentale sono il prezzo che paghiamo per l’esasperazione della competizione tra le persone nelle società attuali, ossessionate dall’aumento della produzione economica. Questo circolo vizioso, tra povertà e malattia mentale, può essere spezzato, a patto di mettere il benessere della persona al centro delle politica a dispetto della ricerca infinita della crescita economica”.
Così recita il sommario (traduzione dal sito BIN Italia) del report pubblicato di recente e che a noi dice quello che già sappiamo.
Se la politica continua a cercare nei social risposte gradite alla gente comune, laddove servirebbero soluzioni radicali, che essa non osa neanche lontanamente sperare, allora resteremo ancora a lungo lontani dalle trappole di disagio e sofferenza da cui non sappiamo o forse non vogliamo uscire.
Serve il coraggio delle grandi scelte, quelle che disarticolano i pacchetti di voti su cui si reggono spesso i bacini elettorali dei partiti politici, sempre più risicati, ma con essi mandano in pezzi anche i tanti circoli viziosi che determinano il disagio, la vita grama, la sfiducia, l’ansia e tante altre termiti che erodono la partecipazione agli appuntamenti elettorali e le basi stesse della democrazia e della convivenza civile.
Lo diciamo sulla scorta del report ONU e anche delle recenti vicende della politica nazionale ed europea.