
A fronte delle tumultuose e ardue evoluzioni del quadro internazionale, i vertici dei paesi europei e dell’Unione si riuniscono precipitosamente, parlano per ore, ma non trovano un accordo sul da farsi, non affrontano seriamente l’unico discorso che avrebbe senso in questo scenario inquietante: una difesa comune europea che includa anche la Gran Bretagna.
Si continua a parlare di un aumento delle spese militari e di debito comune. Noi vorremmo sommessamente osservare che la tassazione della grande ricchezza sarebbe di gran lunga preferibile al debito comune o nazionale e che sarebbe stato assai più sensato affrontare il tema di una difesa comune prima di ridursi a incassare schiaffi come se piovesse dalla nuova leadership statunitense, espressione di una grande nazione, un tempo patria della democrazia, sull’orlo di una grave crisi di nervi. Le contraddizioni americane, in realtà già visibili ai tempi dell’assassinio del Presidente Kennedy, dell’appoggio al colpo di stato in Cile, delle guerre illegali “per esportare la democrazia” e di mille altri episodi oscuri (per usare un eufemismo) che hanno colpito anche il nostro paese, sono esplose all’improvviso (all’improvviso per gli sprovveduti e i ciechi che non vogliono vedere), dopo anni di sofferenze per i più deboli, di indebitamento per tanti, diseguaglianze estreme e insostenibili, a cui si è pensato bene di rispondere con una spruzzata di cultura woke, nel frattempo che si finanziavano i progetti ipertecnologici del privato con soldi pubblici… E ora il “privato” irrompe nelle stanze del potere e le mette a soqquadro.
Nell’Europa dei trattati e dei pilastri sociali invece… Ci si è riempiti la bocca di chiacchiere senza fare nulla, a fronte di 95 milioni di persone a rischio povertà, di cui quasi 29 in grave deprivazione materiale e sociale, lasciando che trattati e pilastri sociali restassero nient’altro che inchiostro sulla carta. E così anche in Europa le ultra destre avanzano ovunque.
Nel giugno 2022, quando l’associazione RED ancora non esisteva, scrivemmo al commissario europeo all’economia Gentiloni, per chiedergli di appoggiare presso la collega competente Jourova l’ultima proroga della raccolta firme per l’introduzione del reddito di base nei paesi membri. Soprattutto lo invitammo a valutare seriamente l’idea di dar seguito alla proposta contenuta nell’ICE. Denunciammo già all’epoca, in quella missiva, il rischio che il malcontento per la povertà e l’impoverimento dilaganti sarebbe esploso, che si sarebbe tramutato in rancore contro le istituzioni europee e avrebbe favorito le destre estreme. Non era difficile da prevedere, ma purtroppo non si è fatto nulla per evitare la catastrofe.
Non sappiamo se ad accecare l’establishment finto progressista, al di qua e al di là dell’Atlantico, sia stato il cinismo, l’incapacità, l’incoscienza, o forse un mix micidiale di questi tre. Sappiamo però che a pagare il conto non saranno loro. Ancora una volta a pagare il conto saranno i più indifesi.
Non possiamo esimerci dall’esprimere la nostra amarezza, a fronte di questo stato confusionale in cui si trovano le classi dirigenti europee, ma soprattutto ci teniamo a ribadire che l’Europa è la nostra casa comune, non accetteremo di vederla andare in pezzi e, nel nostro piccolo, continueremo a farci sentire presso i rappresentanti delle istituzioni e delle forze politiche disponibili all’ascolto, come abbiamo fatto ancora in questi giorni in varie occasioni, dando il nostro contributo a fare uscire la nostra civiltà dalle spire di un neoliberismo sfrenato che la sta soffocando fin quasi a ucciderla.
C’è una sola via d’uscita possibile: tassare la ricchezza eccessiva e introdurre redditi di base. Non ci stancheremo di ripeterlo, finché non ci ascolteranno. E per uscire dalle guerre non c’è che una soluzione: cessate il fuoco, trattative, riscoperta della diplomazia e del rispetto del multilateralismo e della legalità internazionale da parte di tutti, nessuno escluso. Anche le trattative, come la difesa comune, potevano partire già da tempo e ci avrebbero risparmiato la perdita di tante vite umane e i triboli dello scenario attuale.