Il testo del nostro intervento:
Buon pomeriggio a tutti, benvenuti, grazie di essere qui. Ringrazio in modo particolare gli amici di Diem25, Renato Votta e Andrea Serra, e gli amici di BIN Italia, Sandro Gobetti e Rachele Serino, per la loro disponibilità e collaborazione per questo importante incontro.
Di presentazioni di questo e altri volumi sul Reddito di base, grazie all’impegno di Sandro e degli altri dirigenti di BIN Italia, ce ne sono state diverse e il loro impegno viene da lontano, da anni, anni di semina.
Tuttavia per noi questa occasione ha un valore particolare, perché ci arriviamo in condizioni un po’ diverse dal passato. Perché dopo anni di semina è germogliata la determinazione da parte nostra a far fare all’Italia un passo decisivo nella direzione del RBI.
In particolare, noi di RED Reddito Europa Diritti, ci siamo incontrati grazie all’esperienza dell’ICE RBI, e dopo aver affiancato Michele Gianella, promotore per l’Italia, insieme a lui abbiamo deciso di fondare questa associazione per dare un seguito al nostro impegno e unire i nostri sforzi a quelli di BIN Italia, facendo però la scelta di caratterizzarci con una proposta di attuazione abbastanza ben delineata nel Manifesto che trovate sulle vostre sedie. L’esperienza della campagna per l’ICE ci suggeriva di dare una risposta specifica alle tante domande che la gente ci ha fatto, quando chiedevamo le firme, nella speranza di solleticare anche la politica a trovare risposte anche migliori della nostra.
Adesso che ci siamo organizzati e mobilitati anche noi, adesso che è stato tolto a centinaia di migliaia di persone l’unico sussidio per la disoccupazione di lunga durata e molti, soprattutto qui a Napoli finiscono per strada, adesso che abbiamo incontrato e stabilito un contatto con Diem25, adesso che siamo pronti a unire le forze per moltiplicarle, adesso, dopo anni di semina, ci sembra sia arrivato il momento di chiederlo con forza.
Le diseguaglianze si fanno sempre più stridenti e insopportabili.
I ceti benestanti vivono come in una bolla di serenità, all’interno della quale chi si impegna ha voglia di lavorare ha un buon impiego e guadagna bene, incuranti del fatto che al di fuori di quella bolla in giro c’è un disastro… fuori da quella bolla a milioni nascono poveri e muoiono poveri e di generazione in generazione si trascinano in un’esistenza miserrima; fuori da quella bolla tanti che hanno studiato a lungo e si impegnano vengono scavalcati in concorsi truccati o gestiti in maniera surreale (altro che merito!), oppure lavorano duramente per quattro soldi, tanti tantissimi emigrano in cerca di paghe migliori, oppure restano e rinunciano ad avere figli, rinunciano a fare vita, altri perdono la vita lavorando in condizioni assurde; fuori da quella bolla tanti tantissimi rinunciano a curarsi anche se gravemente sofferenti e tanti non hanno accesso neppure a una corretta diagnosi.
E dunque è il caso che i benestanti escano da quella bolla, perché la politica farà qualcosa solo quando quelli che votano ancora capiranno la situazione.
E in una città come Napoli, dove si contano migliaia di senzatetto, decine di migliaia di presunti occupabili senza speranza, a Napoli, dove le diseguaglianze sono stridenti, abbondano lavoro povero, lavoro nero, situazioni di degrado, abbandono scolastico, pervasività criminale, voto di scambio e clientelare, con intere generazioni che nascono e crescono in contesti di deprivazione di diritti essenziali, su cui il RdC ha scatenato un’odiosa campagna denigratoria, fondata essenzialmente sulla non conoscenza della storia complessa e tormentata della città e del suo territorio, soprattutto qui il reddito di base andrebbe a risanare molte piaghe lasciate incancrenire per decenni.
E una volta istituito su tutto il territorio nazionale e introdotto eventualmente per gradi, iniziando dai più bisognosi a salire, essendo comunque nel tempo diretto a tutti e integralmente sommabile al reddito da lavoro, a differenza del RdC, non andrebbe a scatenare un’altra guerra civile tra poveri e impoveriti, né potrebbe dar luogo a truffe e abusi di sorta. Inoltre, rappresenterebbe un fattore di riequilibrio reddituale e territoriale, oltre che demografico, capace di frenare l’emigrazione, lo spopolamento dei piccoli centri, il calo delle nascite e consentirebbe regimi di vita più sereni.
Scoraggerebbe il lavoro? No! Le sperimentazioni attuate nel mondo dicono chiaramente di no. Andrebbe a contraddire la Costituzione? No andrebbe ad attuarla! Alla buon’ora…
Creerebbe inflazione? Anche questo timore è smentito dalle esperienze poste in essere, ad esempio in Kenya.
È insostenibile da un punto di vista finanziario? Nemmeno. Sarebbe sufficiente introdurlo in maniera graduale, con un piano pluriennale, individuando le risorse senza aumento di spesa pubblica complessiva. Nel nostro Manifesto abbiamo delineato un insieme di proposte per il finanziamento.
Anzi. Negli emendamenti all’ultima finanziaria ne è comparso uno, piuttosto alla sordina, presentato da Verdi/Sinistra e votato dai 5stelle e da qualche esponente del Pd, che proponeva un Reddito Universale di Base da 800 euro al mese, esente da Irpef, “da corrispondersi integralmente o parzialmente a integrazione del reddito individuale entro la soglia reddituale individuale mensile di euro 1500”, per un totale di 38 miliardi, da finanziare in parte con un’imposta progressiva sui grandi patrimoni sopra i 5,4 milioni di euro, come quella ipotizzata da Oxfam e in parte attraverso l’introduzione di un monopolio dello Stato sulla cannabis, oltre al taglio del 50% dei sussidi alle attività inquinanti. Dunque i legislatori ci stanno pensando…
Adesso tocca a noi. E compito nostro di RED del BIN spingere nella società, gli amici di Diem lo faranno nella politica con Mera25 e fin da ora facciamo loro un caloroso in bocca al lupo per le prossime elezioni, affinché il Reddito di base entri nel dibattito pubblico e ne esca come possibile soluzione a una gran quantità di problemi a cui la politica non sa dare una risposta da decenni.
È immorale dare soldi in cambio di nulla? No! A noi sembra immorale e inaccettabile, piuttosto, veder degenerare situazioni di disagio, di negazione dei diritti fondamentali, impoverimento dei lavoratori e dei ceti medi senza far nulla.