“Questi promettenti progressi tecnologici e scientifici, che vanno dell’automazione all’intelligenza artificiale, porteranno anche e soprattutto a ulteriori riduzioni del carico di lavoro per gli esseri umani, rivelando come fondata e realizzabile la “profezia” dell’economista John Maynard Keynes che prevedeva nel 2030 un orario settimanale di lavoro di 15 ore.
Riteniamo altresì che i proventi di tali prodigiosi mezzi debbano essere redistribuiti attraverso gli strumenti indicati, per restituire opportunità di vita e realizzazione a tutti, evitando che molti restino indietro o esclusi come avviene ancor oggi.
Ciò consentirà anche di spezzare il circolo vizioso che porta a consumi compulsivi per compensare la fatica e i sacrifici imposti da ritmi di lavoro che non hanno più giustificazione nella necessità di produrre ricchezza, visto che la ricchezza è prodotta anche in eccesso grazie ai progressi tecnologici.
La necessità semmai è opposta: ridurre il lavoro e i consumi materiali per renderli sostenibili ambientalmente, sia dal punto di vista dell’inquinamento, sia dal punto di vista del riscaldamento globale, che vanno entrambi drasticamente ridotti e non a spese dei comuni cittadini, ma piuttosto a partire da quelle classi privilegiate e più benestanti che ne sono maggiormente responsabili.
I danni alla vita, alla salute e alla fertilità umana arrecati da tali disastri si ripercuotono su tutta la popolazione, a partire dai più poveri. L’OMS stima che circa 1,4 milioni di persone nella Regione europea muoiano ogni anno a causa di fattori di rischio ambientali e che quasi la metà di queste morti evitabili può essere attribuita al solo inquinamento atmosferico.
Dunque sarebbe giusto e urgente iniziare a indennizzare le fasce più deboli colpite da un lato da calamità naturali sempre più frequenti e distruttive e dall’altro dall’aumento di infertilità, malformazioni e svariate malattie e sindromi patologiche talora misconosciute che, a causa della mancanza di mezzi e di adeguate informazioni, restano non di rado non solo non curate, ma neppure diagnosticate.
In merito a quest’ultimo punto sottolineiamo la necessità assoluta e impellente di accelerare gli adeguamenti ai criteri di sostenibilità ambientale di ogni tipo di dinamica individuale, familiare, collettiva e imprenditoriale, facendo in modo che i costi della transizione ecologica non ricadano sui più deboli“.