“La pretesa di risolvere il problema della povertà col lavoro si è infranta contro la dura realtà degli ultimi trent’anni e appare del tutto illusorio credere che il numero degli occupati possa salire ora, alle soglie di una nuova recessione e nel contesto di un uso sempre più massiccio di dispositivi elettronici, robotici e di intelligenza artificiale in ogni ambito.
La retorica del lavoro e della dignità, finora, non ha garantito né lavoro, né dignità. Chiediamo si passi dalla retorica alla concretezza di questi diritti fondamentali e di tutti gli altri.
Chiediamo si chiarisca che la dignità di ogni essere umano viene dalla capacità di vivere in armonia con gli altri e con la natura, dal rispetto del prossimo e delle regole della convivenza in società e dalla capacità di mettere a frutto i talenti di cui è dotato, rendendosi utile agli altri ogni giorno, a prescindere dalla remunerazione offerta da un mercato del lavoro disfunzionale, distopico e iniquo, come quello attuale.
Chiediamo di andare oltre gli orizzonti del reddito minimo garantito, con l’introduzione del RBI, che consentirebbe l’attuazione concreta di quei principi ispiratori della Costituzione italiana e dei trattati europei nel modo più semplice, consentendo di approdare a un nuovo sistema socio-economico che tenga conto degli epocali mutamenti in atto.
Chiediamo si chiuda per sempre con la falsa propaganda del RBI che scoraggerebbe il lavoro: è vero il contrario. Le sperimentazioni attuate nel mondo dicono chiaramente che il RBI non scoraggia affatto il lavoro e nella stessa Italia, lo ha affermato l’ISTAT, si è avuto, al contrario, un balzo del tasso di occupazione, dal 59% del 2019 al 60%, che non si vedeva dal 1977, nel 2022, e addirittura al 61% del 2023, in precisa corrispondenza con l’attuazione del tanto disprezzato Reddito di Cittadinanza. Come potrebbe scoraggiare il lavoro un accredito di una somma cumulabile col reddito da remunerazione?“.