La sicurezza nazionale in mano al privato

L’aver appaltato al privato funzioni essenziali e strategiche dello stato non è una scelta politica dell’attuale governo italiano, bensì dei governi occidentali degli ultimi trent’anni.

Il prof. Luigi Ferraioli ricorda sul quotidiano Il Manifesto che:

«L’esplorazione e l’utilizzazione dello spazio extra-atmosferico, compresi la luna e gli altri corpi celesti, saranno svolte a beneficio e nell’interesse di tutti i paesi, quale che sia il grado del loro sviluppo economico o scientifico, e saranno appannaggio dell’intera umanità». È il testo dell’articolo 1 del Trattato sulle attività nello spazio extra-atmosferico concluso a Washington il 27 gennaio 1967 e approvato da quasi tutti i paesi membri dell’Onu, inclusi gli Stati Uniti e l’Italia. Che l’hanno ratificato rispettivamente il 10 ottobre 1967 e il 18 gennaio 1981.

Il problema grave è che dagli anni ’80, in realtà, si è proceduto in direzione diametralmente opposta: rinunciando alla tassazione della grande ricchezza, si è di fatto stabilito che il privato fosse in grado di concentrare una mole di risorse tali da poter fare investimenti infrastrutturali strategici al posto degli stati, per scopo di lucro anziché nell’esclusivo interesse collettivo, invadendo un territorio che doveva restare patrimonio di tutti.

Anzi, risulterebbe che “SpaceX dal 2008 ha ricevuto 20 miliardi di dollari di finanziamenti dal governo Usa, quasi tutti da Difesa o Nasa“.

Bisogna prendere atto che la scelta politica dei governi occidentali degli ultimi decenni ha determinato una concentrazione di potere tecnologico e infrastrutturale del privato monopolista, che ora, solo ora, inizia a rivelarsi come un pericolo per gli interessi strategici degli stati.

Rinunciando a tassare la ricchezza e a mantenere il controllo del progresso tecnologico e infrastrutturale, anzi rafforzando la scelta con cospicui finanziamenti al privato, gli stati, di fatto, in prospettiva, hanno ceduto al privato anche pezzi di sovranità e di controllo del territorio di pertinenza. Questa è stata la scelta degli Stati Uniti, mentre in Unione Europea si procedeva con le consuete liti di cortile

Siamo in molti a denunciare la gravità delle conseguenze di questa colpevole inerzia. Qualche esperto (su Huffington post) aggiunge altre considerazioni degne di nota:

Un aspetto ancor più preoccupante è legato alla decisione di SpaceX di aggiornare i suoi satelliti ogni cinque anni. Al termine del loro servizio, i satelliti obsoleti verranno infatti de-orbitati per essere distrutti nell’atmosfera terrestre. La combustione di grandi quantità di satelliti negli strati esterni e incontaminati dell’atmosfera potrebbe alterarne la chimica, con conseguenze imprevedibili per il pianeta. Durante il rientro, l’alluminio presente nei satelliti produce ossido di alluminio (allumina), un composto che può ridurre lo strato di ozono e modificare la capacità dell’atmosfera di riflettere il calore solare, influendo negativamente sul clima globale.

Oltre a questi problemi, il numero crescente di satelliti in orbita preoccupa anche gli esperti di sicurezza spaziale. Il progetto Starlink è indicato come una delle principali fonti di rischio per collisioni con altri veicoli in orbita bassa. Ogni settimana, i satelliti di SpaceX sono coinvolti in oltre mille passaggi pericolosi, a meno di un chilometro da altri oggetti spaziali, rappresentando circa la metà delle potenziali collisioni in orbita terrestre.

La situazione è aggravata dall’aumento esponenziale dei lanci spaziali, che sono passati da decine a centinaia ogni anno, senza un corrispondente miglioramento del coordinamento tra gli attori coinvolti. Oltre a Starlink, altre costellazioni stanno emergendo, come Kuiper di Amazon (oltre 3.000 satelliti) e il sistema cinese Guowang (13.000 satelliti previsti). Inoltre, l’Unione Europea sta sviluppando il progetto IRIS2, che prevede una costellazione di 300 satelliti per garantire le telecomunicazioni in situazioni di emergenza.

Noi di RED Reddito Europa Diritti sottolineiamo con forza che bisogna vedere in questa inerzia una spia di un approccio datato, inappropriato, da parte delle classi dirigenti occidentali rispetto agli scenari che evolvono sotto i nostri occhi e prova evidente della loro inadeguatezza rispetto alle sfide dei tempi che viviamo. Auspichiamo una presa di coscienza tempestiva, che determini un deciso cambio di rotta, nel tentativo, se possibile, di porre rimedio a questa deriva che rischia, di appaltare al privato non solo la sicurezza nazionale e dei territori, ma, in futuro, anche l’indipendenza delle istituzioni democratiche, le libertà individuali e comunitarie, la piena autonomia e autodeterminazione dei singoli e delle aggregazioni, oltre ad altre conseguenze, anche di tipo ambientale e del clima.

Chiariamo: al momento non sono in gioco i nostri dati e le nostre conversazioni. È stato ampiamente spiegato da più parti che l’Italia dispone della tecnologia necessaria per criptare tutte le informazioni inerenti l’ambito militare, di intelligence e di protezione civile, che viaggeranno sui satelliti Starlink, di proprietà di un magnate dalla personalità debordante, aperto simpatizzante delle destre neonaziste (ma se fosse stato un personaggio rassicurante sarebbe stato davvero meno grave?). È evidente che non possano esser poste in essere valide alternative, da parte degli stati. Le alternative eventuali sono di là da venire e non sono affatto convenienti in termini di spesa. Tutto ciò è stato illustrato da vari organi di stampa e chiarito ufficialmente anche dal ministro della difesa in Parlamento.

Su questo sentiero imboccato in maniera (forse) irreversibile, è necessaria e non più rinviabile una messa in discussione radicale e impietosa delle scelte effettuate negli ultimi anni e una sostanziale discontinuità, che parta dalla tassazione della grande ricchezza. Non sono più ammissibili vie di mezzo, presunti riformismi moderati, che hanno di fatto determinato questa situazione, avallando il più sfrenato neoliberismo.

La tassazione della grande ricchezza privata a vantaggio della collettività è un primo passo urgente, anche in vista dell’istituzione del Reddito di base, necessaria per correggere le diseguaglianze e renderle meno insostenibili. Ma soprattutto deve ristabilire il controllo delle istituzioni sulla tecnologia, sul territorio, sull’ambiente e sulle sue risorse, oltre che sulla distribuzione della ricchezza, invece di lasciar passare come inevitabile ogni sorta di degenerazione.

Si può pensare che sia troppo tardi ora, visto l’esito delle elezioni americane. Ma per una presa di coscienza autentica e definitiva, almeno da parte di quelle forze politiche che si propongono come progressiste e di sinistra, che prepari lo scenario successivo, forse non è ancora troppo tardi.

Read Previous

Il centenario di Puccini e l’attualità della Boheme

Most Popular