Vorremmo parlare a tutti di Reddito di base. A tutti tranne che a questi lavoratori. Ci mettiamo nei loro panni: loro non vogliono un Reddito di base, vogliono salvare il loro lavoro e hanno ragione. Il lavoro è un diritto, non è una gentile concessione del padrone o un suo atto di buona volontà.
A questi lavoratori non ci sentiamo di dire altro che comprendiamo la loro amarezza, il senso di impotenza e di ingiustizia del vedersi portar via un’attività utile alla società, in nome del profitto a tutti i costi.
Alla politica invece vorremmo dire con franchezza che non può più stare a guardare mentre tutto va in pezzi. Bisogna salvaguardare la capacità industriale del paese senza far sconti alle grandi società, che ammassano immensi profitti e spartiscono ricchi dividendi mentre licenziano senza farsi alcuno scrupolo. E inoltre bisogna pensare al futuro. Profitti e dividendi vanno tassati senza riguardo per restituire alla gente un piccolo capitale da investire sulle proprie capacità.
Il lavoro deve rinascere dal basso, senza i condizionamenti che vengono dalla grande finanza fuori controllo.
Le grandi società votate al profitto cercheranno di ridurre sempre di più la manodopera, automatizzando i processi produttivi e spingendo al massimo l’applicazione dell’AI.
Il lavoro di domani verrà dai servizi al territorio organizzati da Stato, Enti locali, piccole imprese, cooperative, associazioni, cittadini, sulla base del principio della sussidiarietà e del bene comune, tassando la ricchezza e distribuendo reddito sia in maniera diretta che tramite l’attività svolta. Solo così potremo col tempo ricostruire il lavoro come diritto-dovere di contribuire al progresso della società e averne in cambio la giusta retribuzione, per una vita dignitosa e serena.
In questo modo, l’introduzione del Reddito di base non minaccerebbe in alcun modo il lavoro, ma anzi lo promuoverebbe. Ci sentiamo di dire che sarebbe un motore formidabile di nuovo lavoro, grazie alla spinta che darebbe alla domanda aggregata e il sostegno all’iniziativa privata. Invitiamo chi non crede a questa spinta propulsiva a consultare i risultati della sperimentazione di Reddito di Base in Kenya.
Mentre aspettiamo che tutto questo si realizzi, anche grazie al nostro impegno di associazione di sostenitori del Reddito di base, ci stringiamo a questi lavoratori e a tutti coloro che il lavoro lo hanno perso alla spicciolata, nel silenzio e nella solitudine, dove l’amarezza e il senso di impotenza sono ancora peggiori.